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MOSTRA Prosegue sino al prossimo Sabato 18 Febbraio 2012, dopo il grande successo di pubblico e critica, la mostra “Zapping”, personale dell’artista Giorgio Levi a cura di Miriam Cristaldi, ospitata presso la Artré Gallery dell’Arch. Bruna Solinas in Piazza delle Vigne 28 rosso (tel. 010 2514448, 010 2465025; Internet: www.artregallery.it). L’ingresso è libero. Orario: dal Martedì al Sabato dalle ore 15,30 alle ore 19,30. In questa singolare mostra intitolata “Zapping”, il pittore propone una selezione di opere esentate da ordini cronologici, ma scelte (di concerto con lo spirito travolgente della gallerista Bruna Solinas) zigzagando tra un corposo numero di dipinti nel segno di una veloce mobilità esecutiva così com’è appunto l’agire telecomandato di un super zapping, direzionato verso esiti (fil rouge) d’incondizionata pitto-musicalità. Da qui l’esaltazione di accorati lirismi, di concerto con aplomb depressivi, cristallizzati in sonanti orchestrazioni. Inoltre, la duttilità espressiva spinge l’autore a sperimentare varietà tecniche, di volta in volta idonee a materializzare i suoi acuti, versatili pensieri, pilastri su cui poggia l’intero operato che, pur nelle diversità linguistiche, sa mantenere salde riconoscibilità identitarie. Di fatto, la varietà dei supporti (tela, legno, carta, cartone graffiato) interagisce con la ricchezza dei materiali adottati: collage-fotografici, legni, ferri, sabbie, plastiche di scarto, resine, cortecce, fotogrammi, per fornire a segni, forme e colori (ad alta e bassa definizione), una ricchezza d’informazioni destinata a sintetizzare formazioni di codici ottici. Nello spazio ineluttabile, naturale, caotico e collassato della pittura, riescono ad affiorare sottili, impercettibili input: memorie di rossi pompeiani, verdi boschivi, argille infuocate, ibernati sotto trasparenti e lucide coltri di vernici viniliche così da accentuare la potenza timbrica. Aspetti in nuce che affiorano con fluidità e leggerezza, nel tempo di un attimo, per essere metabolizzati, e dissolti, nel contesto dell’opera, secondo un lento processo di mutazione del magma pittorico. Il lavoro pittorico dell’artista-medico Giorgio Levi, come spiega la curatrice Miriam Cristaldi, «sa coniugare una visione camaleontica ad ampio spettro capace di shakerare capacità tecniche le più eterogenee possibili, sia che esse appartengano alla tradizione pittorica (per elaborarne il lutto) che alla complessità del fare contemporaneo dando corpo a un’ironica, ibridata, pungente espressività». Il progetto dell’artista? Testimoniare la fragrante fisicità del reale colta nel feroce risucchio di vorticosi e folli eventi, un mondo sull’orlo del collasso tradotto in pittura da sconquassi cromo-materici capaci di agglutinare o parcellizzare lacerti fisiologici che si aggregano, impazziti e in modo dismogeneo in spazialità multiple additando, attraverso filtri immaginativi, mortali pericoli e fascinose chimere, umbratili dolori e vistose delizie. «Disorientamento e controllo – prosegue la Cristaldi – sono gli assi estetici sui quali cresce l’operato dell’artista: contrapposizioni in continua oscillazione tra “l’essere e il non essere” (titolo di un dipinto del 2010), che “possono sintetizzare una buona parte della mia espressione pittorica, dove dal subconscio sembra affiorare l’ansia per un presente e un futuro che ci appaiono del tutto incerti”, precisa Levi in uno scritto».
Processualmente, sul piano esecutivo, reggono esperienze accidentali di tipo bipolare: da un lato si germinano capacità riproduttive con annesse fantasiose creatività, azioni clonanti, metamorfosi spinte, eccitazioni cromatiche; dall’altro, freni, blocchi, impedimenti, sbarrano slanci vitali trascinando sul “campo” allungate ombre mortifere. Sull’altare dell’esistenza vita e morte si scambiano continuamente i ruoli: quando le forme corrono libere sulla superficie pittorica s’installano meccanismi automatici d’accerchiamento che le strozza; dove il colore accende carnalità materiche altrove, il nero e colori acidi, combustioni e cancellazioni, tramano il loro agire distruttivo; o ancora, quando agglomerati pittorico-metamorfici brulicano in una sorta di “caos quantico” (trapassato da esplosioni gioiose sciolte in sfarfallii floreali), altre spazialità affondano nell’abisso per fornire alla percezione incontrollate vertigini che attirano la materia in ansiogeni e calamitici “buchi neri”.

INFORMAZIONI

Artrè Gallery
Piazza delle Vigne 28 r
16123 Genova
Tel. 010 2514448
Tel. 010 2465025 (recapito telefonico dal Lunedì al Venerdì dalle 9 alle 13)
Internet: www.artregallery.it
E-mail: [email protected]
[email protected]

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