EMILIANO E MATTEO: DUE PILOTI “NUOVAMENTE ABILI†|
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Venerdì 23 Novembre 2012 02:19 |
Vogliamo raccontarvi la storia di due ragazzi che hanno partecipato alla 200 miglia del Mugello lo scorso 4 novembre. Non è il solito articolo che riguarda i risultati di una gara: Emiliano Malagoli e Matteo Baraldi, in equipaggio con “Nuccio†Zerbo, hanno tagliato il traguardo in quindicesima posizione, dopo due ore e mezza di gara sotto la pioggia. Ma il loro vero risultato va oltre la bandiera a scacchi.
Matteo: Il 6 settembre 1999 mentre tornavo a casa con la mia Cagiva Mito 125, a causa una buca sono scivolato finendo contro un guardrail rivolto come una lama verso la strada, che mi ha amputato sul colpo il braccio destro all'altezza del terzo superiore dell'omero, oltre a procurarmi gravi lesioni interne e numerose fratture. Emiliano: Il 30 luglio dello scorso anno, uscito da lavoro, ho perso il controllo della mia Hypermotard e sono scivolato. Nella caduta la pedana mi si è conficcata dentro la gamba destra come un coltello, portandomi completamente via l'arto inferiore, dal ginocchio in giù. Sono volato per circa 20 metri e sono andato a sbattere con la gamba sinistra contro il palo di un cartello stradale, che ha messo a rischio amputazione anche quella. Ho chiamato i soccorsi da solo, mi hanno trovato dopo 30 minuti mentre ormai stavo perdendo i sensi. Arrivato in ospedale, sempre cosciente, mi sono addormentato e risvegliato 4 giorni dopo.
Matteo: C'è stato un breve attimo in sala operatoria dove ho preso coscienza e con un filo di voce ho chiesto se mi riattaccavano il braccio. Il chirurgo mi ha risposto "Ragazzo, ci vogliono otto ore e mezza di intervento per riattaccarti il braccio e prima dobbiamo stabilizzarti, hai diverse lesioni interne e fratture…rischi di non farcela…". Allora ho scrollato la spalla e ho detto "Lascia stare...". In quell’istante ho preso consapevolezza che avrei dovuto affrontare un duro cammino. Emiliano: Ho riaperto gli occhi 4 giorni dopo l’incidente, ero in rianimazione. Avevo un medico davanti a me e la prima domanda che gli ho fatto è stata: “Dottore, posso tornare in moto?â€. Lui, sorpreso ma felice, mi ha risposto: “Emiliano, stai tranquillo, passerai un periodo non facile, ma se vorrai, potrai risalire in sella grazie alle protesiâ€. Io ho sorriso e mi sono riaddormentato.
Matteo: La forza di reagire è un insieme di sentimenti, emozioni, desideri. Anche la fede mi ha aiutato: ci credevo e desideravo vivere fino in fondo la mia vita. Un dono bellissimo che merita di essere vissuto intensamente ogni giorno come se dovesse essere l'ultimo. Lo dovevo anche a un caro amico d'infanzia, scomparso poco dopo il mio incidente. Emiliano: La forza di reagire l'ho trovata principalmente dentro di me, perché se non sei tu che reagisci nessuno lo può fare al posto tuo. In seguito l’ho fatto per le mie due figlie, Serena di 15 anni e Deva, di 3. Dovevo aggredire il problema prima che il problema aggredisse me.
Matteo: Semplice! Con lo spirito del motociclista che quando cade si rialza e torna in sella. A soli 21 anni, con tutta la vita davanti e i sacrifici fatti per cercare di realizzare i propri sogni, mi son detto "Eh no maledetto guardrail, ti sarai preso il mio braccio destro ma la mia vita no. Quella non te la lascio." Emiliano: E’ stato il mio primo pensiero. E’ stata la mia prima domanda al dottore quando mi sono risvegliato. Perciò penso che abbia fatto tutto la passione.
Matteo: Grazie a due miei amici meccanici, abbiamo spostato il gas e la pompa del freno anteriore sul lato sinistro della moto. Successivamente abbiamo fatto la modifica per azionare la frizione con il piede destro, mentre il freno posteriore è stato messo con comando a pollice sul semi manubrio sinistro. Emiliano: Io mi sono rivolto all'ortopedia Michelotti per la protesi, dando istruzioni su come dovevo piegare la gamba. Per l'attacco della protesi con lo stivale da pista ho chiesto al mio meccanico di trovare un modo per agganciare lo stivale alla pedana con la possibilità che questo, in caso di caduta, si potesse sganciare con facilità . Così abbiamo creato un perno che dalla pedana mi entra nella suola dello stivale, tenendomi agganciato; e spostato il freno posteriore sotto la manopola destra, da spingere col pollice.
Matteo: Nel 2002 ho iniziato un percorso lungo e difficile, perché non c’erano precedenti e dovevo fare da apripista. Tramite il mio motoclub, ho inoltrato richiesta di visita medico-sportiva per l'idoneità alla pratica agonistica motociclismo-velocità . Il primo responso del medico sportivo è stato negativo ma non mi sono perso d’animo. Contro questa decisione ho prima fatto ricorso alla Commissione Regionale d'Appello della Regione Lombardia, che ha espresso sempre parere negativo; successivamente ho fatto ricorso al T.A.R. presentando una relazione di idoneità agonistica redatta da un medico specialista dell’Istituto di Medicina dello Sport. Il T.A.R. ha accolto la mia richiesta e disposto una nuova visita medica, che ha portato al riconoscimento, senza riserva alcuna, della mia idoneità alla pratica agonistica. Nel 2005 ho anche conseguito la patente "A" speciale per la guida stradale. Emiliano: Io non ho avuto difficolta. L'iter è stato quello di fare la visita alla Asl provinciale della Commissione per le patenti. Successivamente ridare l’esame di guida, con la moto adattata in base alle mie esigenze.
Matteo: La partecipazione all'Endurance è stata un'idea di Emiliano. E' stata un'occasione per competere uniti, dove il ruolo di ognuno era importante per il risultato di tutta la squadra. E' stata un’occasione per dimostrare che si può continuare a fare ciò che piace anche dopo un grave incidente. Semplicemente "nuovamente abili!". Emiliano: L’idea è nata così, per scherzo. Ero al Mugello i primi di ottobre e Matteo, conosciuto un mese prima, è venuto a trovarmi. Dei ragazzi parlavano di questa Endurance che ci sarebbe stata i primi di novembre: ho subito guardato Matteo e gli ho detto: “Si va??â€. Da lì, in poco meno di tre settimane, abbiamo organizzato tutto e ci siamo presentati agguerriti come non mai.
Matteo: Si può fare! È dura, bisogna stringere i denti e combattere, ma in un modo costruttivo. Rabbia, dolore, sofferenza devono essere sfruttate come benzina per il nostro motore. Desiderare ardentemente con il cuore i propri obiettivi e crederci... in una semplice parola "vivereâ€! Emiliano: Io posso solo dire che dentro di noi abbiamo forze e risorse che ignoriamo, che in queste situazioni vengono fuori. Credere in se stessi senza compromessi è l’unico modo per raggiungere i propri obiettivi. Alle famiglie voglio consigliare di non abbattersi e di non compatire il soggetto, di non farlo sentire diverso da prima ma anzi di spronarlo, minimizzando il problema. Se reagisce la mente, il corpo gli va dietro!
Matteo: Con Emiliano stiamo lavorando a due progetti. Il primo è quello di organizzare un team di ragazzi “nuovamente abili†come mi piace chiamarci, ossia un team di ragazzi appassionati che come noi hanno protesi, per partecipare a un trofeo con classifica dedicata…pare che l’idea piaccia, ad oggi siamo già un po’! Emiliano: Oltre a questo, stiamo creando un'Associazione Sportiva rivolta agli invalidi che vogliono provare ad andare/ritornare sul due ruote. Quindi: moto, allestimento, assistenza meccanica, corsi pratici e teorici per affrontare insieme le difficoltà di adattare la propria guida alla propria disabilità . Progetti che saranno certezze. - Infine, gli abbiamo chiesto di farsi una domanda e di darsi una risposta. Sorprende che si siano fatti quasi la stessa domanda e che soprattutto si siano dati la stessa risposta. Matteo: Emiliano: A questi due splendidi ragazzi va l’augurio e il sostegno da parte di tutto Bikersbyte per portare avanti i loro progetti. Siamo sicuri che ne risentiremo parlare molto presto… |