Novità Minerva: Bologna. Una passeggiata con Eugenio Riccòmini di Eugenio Riccòmini.
Una lunga passeggiata per le vie e le strade del centro storico di Bologna soffermandosi a vedere le facciate delle chiese e il loro interno, i palazzi e le loro grandi scalinate ricche di stucchi, di statue, di affreschi e altre meraviglie immortalate dall’obiettivo di Paolo Righi.
Partendo da piazza Maggiore, il prof. Riccòmini ci racconta come è nata la città e come si è sviluppata fino ai giorni nostri. Animato dalla sua inesausta voglia di condividere con altri, bellezza e curiosità storica, Riccòmini mette per iscritto ciò che spesso narra a voce sommessa a chi lo accompagna in giro per la città che ama, e che ovunque racchiude in seno cose così magistralmente artefatte da chi ci ha preceduto, e concesso di vivere fra tante bellezze da ammirare, con cui passare i giorni.
L’Italia è maestra a tutti i forestieri in fatto di arti, soprattutto figurative. Succede però che, ancor oggi, persone anche colte non riescano a distinguere una Madonna di Vitale da Bologna da una di Simone Martini, e che non abbiano magari mai sentito il nome di Giacomo Ceruti, o non si siano mai fermati a guardare, stupefatte, gli unici affreschi di Giuseppe Maria Crespi, o la più bella stanza alla boschereccia di Rodolfo Fantuzzi, che fa restare a bocca aperta chiunque ci si trovi in mezzo.
“Assai spesso m’è avvenuto di trascinare in giro fra vicoli e slarghi e portici parecchia mici, forestieri e soprattutto bolognesi ignari, dapprima un poco recalcitranti e poi, via via, perfino quasi grati ed entusiasti – queste le parole dell’autore Eugenio Riccòmini –. Amici che avevano percorso quelle strade per anni, e mai s’erano incuriositi di questa o quella cosa d’arte che pure gli stava davanti. Oppure stava un poco nascosta; e bisognava salire qualche gradino, o chiedere permesso, che veniva sempre accordato; e lo stupore, infine, faceva brillare gli occhi.”
EUGENIO RICCÒMINI
Ama definirsi narratore d’arte. E’ nato in Sardegna oltre ottant’anni fa, il giorno della sventurata presa di Addis Abeba. Ha vissuto a Roma, a Viterbo, a Parma, a Torino, a Venezia. Non ha un campanile che sia davvero suo, e parla solo dialetti appresi in giro per l’Italia. Il solo campanile che s’è scelto non ha campane, ed è doppio: sono le Due Torri di Bologna. Qui è stato allievo di Carlo Volpe, e amico di Francesco Arcangeli, che gli hanno insegnato un poco di storia dell’arte. Il resto l’ha imparato girando per musei, e soprattutto facendo l’impiegato dello Stato negli uffici pubblici che badano alla tutela e al restauro delle opere d’arte: a Venezia, a Bologna, a Ferrara e a Parma.
Per parecchi anni s’è provato ad insegnare ai giovani nelle università: dapprima in Sicilia, e poi in Lombardia; con risultati discutibili sul piano accademico, ma suscitando qualche entusiasmo, qua e là. Ha condotto ricerche e scritto libri, come tutti; ed ha organizzato mostre, piccole e anche enormi. A Bologna ha fatto anche il vicesindaco, l’assessore, ed è stato a lungo consigliere comunale, stando sempre dalla parte che i più ritengono sbagliata e senza avvenire. Al di là di questi incarichi Riccòmini ha sempre voluto condividere con i bolognesi la sua passione per la Storia dell’Arte.
Ha tenuto, infatti, centinaia di conferenze in giro per la città, radunando ogni volta attorno a sé migliaia di persone. La carriera professionale è iniziata alla Soprintendenza di Venezia e proseguita a Bologna, Ferrara, Parma. È stato professore alle Università di Messina e Milano. Di ciò si consola pensando di stare, però, dalla parte giusta. E girando per musei, in folta compagnia, a godersi la bellezza racchiusa là dentro, come in un’oasi.