Genova. «Sono 5 i milioni in meno che il Comune intende mettere, o meglio non mettere, sul bilancio dei servizi sociali – dichiara Cristina Lodi, consigliera comunale del Partito Democratico – contando su 22 milioni di trasferimenti nazionali di cui in parte non certi, che andrebbero addirittura a finanziare servizi, fino a ieri, finanziati direttamente dal Comune.
La prima cosa che chiederò, come vicepresidente della Commissione Welfare, è la garanzia che se non verranno trasferiti a livello nazionale vengano previsti dal Comune. Genova è tra le città che investono di meno sugli anziani fra tutti i Comuni d’Italia: solo 7 milioni, di cui 3 milioni e mezzo per sostenere l’inserimento degli anziani meno abbienti in istituto. Calano le risorse anche per la residenzialità dei minori che oggi si aggirano sui 15 milioni. Ricordiamo che fino a 5 anni fa erano 22 milioni.
Il Comune risparmia sui minori per le strutture ma non è stato in grado ancora di decidere di aumentare le rette dell’inserimento dei minori nelle comunità e nelle case famiglia, richiesta avanzata già da due anni e mai avvenuta, nemmeno adeguandole all’Istat. L’adeguamento Istat occuperebbe un 10% in più almeno ogni anno ed è dal 2014 che le rette delle comunità di accoglienza e delle case famiglia non vengono adeguate. L’affido familiare è confermato che sta precipitando: 265 minori in affido familiare nel 2022, a fronte dei 330 del 2021. Un disinvestimento totale da parte dell’amministrazione, che l’anno scorso aumentò il rimborso spese ai sensi della norma regionale soltanto grazie alle richieste continue della minoranza.
Oggi, quindi, possiamo dire che gli annunci di 20 milioni in più di risorse sul sociale erano legate a maggiori trasferimenti nazionali, e scopriamo pure che il Comune ci metterà di meno di risorse proprie. Una poca stabilità del sistema che mette in evidenza come il sistema stesso stia perdendo attenzione e forza. Direi che la diminuzione della residenzialità nel caso dei minori non vuol dire che sia fatto di più in ambito preventivo o a sostegno delle famiglie in difficoltà. Anzi. Bisogna ringraziare sempre gli operatori che comunque, in ogni situazione anche di precarietà, continuano a lavorare con grande professionalità».