Ad annunciarlo è stato il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) dopo che il 16 novembre 2021 l’International Health Regulations (IHR) ha notificato all’OMS un caso importato di vaiolo umano nel Maryland, negli Stati Uniti. Il paziente è un adulto, residente negli USA, con precedenti viaggi in Nigeria. Il paziente era a Lagos, in Nigeria, quando ha sviluppato un’eruzione cutanea. Il 6 novembre ha viaggiato da Lagos, in Nigeria, a Istanbul, in Turchia e, il 7 novembre, da Istanbul a Washington, D.C, USA. Il paziente non è stato vaccinato in precedenza contro il vaiolo ed è attualmente in isolamento nel Maryland. Il 13 novembre i campioni di lesioni cutanee sono risultati positivi per l’orthopoxvirus generico e per orthopoxvirus non variola, mediante RT-PCR presso il Laboratorio del Maryland. Il 16 novembre, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (US CDC) hanno confermato la diagnosi sugli stessi due campioni di lesione tramite RT-PCR per il clade del vaiolo delle scimmie dell’Africa occidentale, il cui ceppo è riemerso in Nigeria dal 2017. Durante il soggiorno in Nigeria, il paziente è sempre rimasto a Lagos, e al momento la fonte dell’infezione è sconosciuta. Questa è la seconda volta nel 2021 che un caso di vaiolo delle scimmie viene rilevato in un viaggiatore che rientra negli Stati Uniti. Il primo caso umano importato è stato segnalato il 15 luglio 2021 in un viaggiatore di rientra dalla Nigeria (per ulteriori informazioni sul primo caso, consultare il bollettino redatto il 27 luglio 2021 dal ministero della Salute). Oltre a questi due casi, dal 2018 sono state segnalate sei casi umani di vaiolo delle scimmie importati in paesi non endemici da viaggiatori dalla Nigeria verso Israele (un caso), Singapore (un caso) e il Regno Unito di Gran Bretagna e Nord Irlanda (quattro casi). La frequenza dei viaggi globali indica che potrebbero essere previsti ulteriori casi di esportazione tra i viaggiatori provenienti da aree/paesi endemici. Inoltre, potrebbero esserci casi non rilevati, non diagnosticati, o non segnalati. Il CDC degli Stati Uniti sta lavorando con le controparti sanitarie internazionali, i funzionari sanitari statali e locali per valutare i potenziali rischi e per contattare i passeggeri delle compagnie aeree e altri soggetti che potrebbero aver avuto contatti con il paziente sui voli dalla Nigeria alla Turchia e poi verso gli Stati Uniti, in transito, o dopo l’arrivo negli USA. I viaggiatori su questi voli dovevano indossare la mascherina a causa della pandemia di COVID-19 in corso, pertanto il rischio di diffusione del vaiolo delle scimmie tramite goccioline respiratorie è considerato basso. Agli operatori sanitari è stato consigliato di prestare attenzione alle lesioni simili al poxvirus, in particolare tra i viaggiatori di ritorno dalla Nigeria. Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi silvestre con infezioni umane accidentali che di solito si verificano sporadicamente nelle zone boschive dell’Africa centrale e occidentale. È causata dal virus del vaiolo delle scimmie (MPXV) che appartiene alla famiglia degli Orthopoxvirus. Il sequenziamento genomico mostra che ci sono due cladi di vaiolo delle scimmie – Bacino del Congo e Africa occidentale – coerenti con le differenze osservate nella patogenicità e mortalità umana nelle due aree geografiche. Entrambi i cladi possono essere trasmessi per contatto e per esposizione a goccioline; l’infezione può essere fatale nell’uomo. Il periodo di incubazione per il vaiolo delle scimmie dura di solito da 6 a 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia è spesso autolimitante con segni e sintomi che di solito si risolvono spontaneamente entro due o quattro settimane. Segni e sintomi possono essere lievi o gravi e le lesioni possono essere dolorose. L’immunodeficienza, la giovane età e la gravidanza sembrano essere fattori di rischio per la malattia grave. Oltre alla Nigeria, dal 1970 sono stati segnalati focolai anche in altri nove paesi dell’Africa centrale e occidentale. Questi includono Camerun, Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Liberia, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sudan. In alcuni di questi paesi, tra cui il Camerun e la Repubblica Centrafricana, continuano a verificarsi piccoli focolai sporadici. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei casi continua a essere segnalata nella Repubblica Democratica del Congo, con 2780 casi e 72 decessi (CFR 2,6%) segnalati tra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2021. Si presume che il contatto con animali vivi e morti attraverso la caccia e il consumo di selvaggina o l’uso di prodotti di origine animale sia fonte di infezione umana. Casi più lievi di vaiolo delle scimmie negli adulti potrebbero non essere rilevati, non diagnosticati o non segnalati e rappresentano un rischio di trasmissione da uomo a uomo. Qualunque malattia contratta durante il viaggio o al ritorno deve essere segnalata a un sanitario, comprese le informazioni su tutti i viaggi recenti e la cronologia delle vaccinazioni. I residenti e i viaggiatori in paesi endemici dovrebbero evitare il contatto con animali malati, morti o vivi che potrebbero ospitare il virus del vaiolo delle scimmie (roditori, marsupiali, primati) e dovrebbero astenersi dal mangiare o maneggiare selvaggina selvatica (carne di bosco). Va sottolineata l’importanza dell’igiene delle mani utilizzando acqua e sapone o disinfettanti a base di alcol. Sulla base delle informazioni disponibili al momento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’OMS non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi o il commercio con la Nigeria, la Turchia o gli Stati Uniti. Già il 19 novembre lo “Sportello dei Diritti” aveva segnalato che le autorità sanitarie federali avevano confermato la scoperta di alcune fiale congelate etichettate come “vaiolo” in un laboratorio di ricerca sui vaccini del colosso farmaceutico Merck. Il CDC aveva affermato che le fiale «sono state scoperte casualmente da un dipendente che stava pulendo il congelatore del laboratorio». Al momento sono in corso indagini sul ritrovamento da parte dello stesso CDC che ha aggiunto che «il contenuto delle fiale sembra completo». Al momento non si temono quindi fughe del virus.
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