Genova, 10 marzo 2022. La pandemia ha evidenziato come i quadri siano degli sperimentatori che imparano sul campo a gestire e che consolidano le loro competenze nel tempo, che non si tirano indietro davanti alle responsabilità e, se e quando sollecitati, possono costituire una risorsa chiave per la valorizzazione degli assetti organizzativi di un’azienda.
E’ quanto emerge dai risultati di un’indagine presentata nei giorni scorsi e predisposta dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Economia dell’Università di Genova curata dalla professoressa Teresina Torre docente di Organizzazione e gestione delle risorse umane, in collaborazione con Federmanager Liguria.
L’indagine, creata sotto forma di questionario destinato ad un campione di 119 unità sufficientemente ampio per lo scopo, è nata dall’esigenza di tracciare un identikit dei quadri, di approfondire come percepiscono e vivono la propria situazione nel contesto produttivo ligure e di avviare una collaborazione con i sindacati nell’ambito di rinnovi contrattuali.
«Solamente in Italia – commenta Marco Vezzani, Presidente di Federmanager Liguria – i quadri sono assimilati agli impiegati: vogliamo far emergere la specificità di questa categoria».
Qualche numero. In Italia, secondo i dati degli osservatori statistici Inps per l’ anno 2020, i quadri sono 484.629 di cui 231.225 nel Nord Ovest. Di questi, 11.438 lavorano in Liguria (8.843 in provincia di Genova, 1.107 a Savona, 993 a La Spezia, 495 ad Imperia). Per quel che riguarda le fasce d’età, il 38% hanno tra i 45 e i 54 anni mentre nessun quadro risulta avere tra i 20 e i 24 anni.
Identikit. Il quadro ligure è prevalentemente un soggetto di genere maschile (il 65%, uomini, 35% donne), di età media di circa 47 anni e con un livello di istruzione decisamente alto (le risposte riferite a laurea magistrale e percorsi post- laurea arrivano ad oltre l’80%). Il settore preponderante in cui lavora è quello dei servizi (54%), seguito dall’industria (43%). È però opportuno segnalare il fatto che il campione selezionato non viene pienamente descritto e rappresentato dal solo settore economico in cui opera l’azienda. Incrociando infatti il dato del settore economico in cui il quadro dichiara operare l’azienda con quello relativo al contratto di lavoro (CCNL), si osserva che il 42% degli intervistati indica come contratto di appartenenza quello meccanico/metalmeccanico; il 17% dichiara contratti nei settori dell’energia, chimica, marittimo, trasporti, telecomunicazioni; il 14% contratto postale e solo il 14% nei servizi. Circa il 70% degli intervistati è diventato quadro da più di 5 anni e poco più della metà del campione (il 55% circa) ha raggiunto tale qualifica all’interno della stessa azienda in cui lavora adesso.
La percezione del ruolo. I 3/4 degli intervistati ritengono di disporre di competenze coerenti con le mansioni affidate: coerentemente, il 77% ritiene il rapporto con il management positivo, mentre poco più del 23% ne ha opinione negativa, indipendentemente dallo sforzo effettuato in termini di coordinamento di risorse. Circa 1/3 degli intervistati partecipa attivamente alla definizione delle strategie aziendali e circa il 70% del campione dichiara di percepire una retribuzione che contiene una componente variabile che dipende da componenti legate alle performance proprie e/o dell’azienda e, di questi, la metà ad una combinazione tra le due.
Benefit accessori. Tra i benefit che gli intervistati dichiarano con maggior frequenza di possedere ci sono, con valori nettamente dominanti, il cellulare aziendale e il PC/tablet aziendale (89%), sostanzialmente strumenti di lavoro oramai indispensabili. Al secondo posto si colloca l’assicurazione sanitaria, invalidità e/o vita (60%). Seguono poi, con percentuali decisamente più basse, l’auto aziendale (30%), la carta di credito aziendale (26%) e il piano pensionistico integrativo (24%). Il 6% dichiara di non usufruire di nessun benefit. Tra i benefit che non sono invece posseduti e di cui i rispondenti ritengono sarebbe importante poter disporre vengono inseriti: l’assicurazione sanitaria, l’auto aziendale, la previdenza integrativa e i servizi alla famiglia.
Prospettive per il futuro. Più della metà dei quadri intervistati non ritiene di avere possibilità di diventare dirigente in futuro. L’atteggiamento di disillusione relativamente alla propria carriera che emerge dalle risposte trova declinazione sia su aspetti di tipo individuale (ad esempio, viene citata l’età del rispondente come elemento ostacolante la prospettiva) sia su motivazioni connesse alle scelte aziendali. In questo ambito si collocano risposte quali l’orientamento mostrato dalle aziende verso strutture più piatte, il contenimento del numero dei dirigenti, se non la loro assenza totale le scelte della casa madre che tendono a penalizzare le sedi periferiche.
Rappresentanza sindacale. Circa 1/3 degli intervistati è iscritto ad un sindacato/associazione di categoria. Tra chi è iscritto il 53% è soddisfatto, mentre chi non è iscritto dichiara di non percepire una chiara strategia per la categoria ‘quadro’, cui va dedicata specifica attenzione.
Conclusione. «Si possono intravedere due tipologie di quadri: i grintosi e i disillusi – spiega la professoressa Torre – I grintosi sono coloro che ritengono di avere ragionevoli probabilità di diventare dirigenti, che hanno quindi aspettative forti e si sentono coinvolti nella propria azienda. I disillusi, invece, hanno oramai un atteggiamento disincantato sulla propria carriera».