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Premio Adolfo Rossi: riconoscimento a Daniele Bartocci per servizio su Velasco

Premio Adolfo Rossi
Velasco - Catania 1983

Illustre riconoscimento per il giovane giornalista marchigiano Daniele Bartocci e per il suo servizio giornalistico “Julio Velasco: dal violento regime di Videla alla conquista del mondo” alla quinta Edizione del Premio Adolfo Rossi

Domenica la città di Lendinara (Rovigo) ha reso omaggio ad Adolfo Rossi, nel Centenario della scomparsa di uno dei migliori giornalisti italiani, nonché ex Caporedattore Corriere della Sera. Nella suggestiva Cittadella della Cultura si è tenuta la quinta edizione del premio giornalistico “Jessie White – Alberto Mario –Adolfo Rossi”, istituito al fine di incoraggiare la realizzazione di inchieste sociali in Italia e di ricordare le figure di insigni giornalisti lendinaresi come Alberto Mario (1825-1883) e Adolfo Rossi (1857-1921), nonché quella della moglie inglese di Mario, Jessie White (1832-1906) (“Miss Uragano”, celebre e indimenticata garibaldina e mazziniana) che diedero lustro alla storia del giornalismo italiano, occupandosi di inchieste sociali su tematiche quali emigrazione, lavoro e diritti sociali e politici. In memoria di Rossi-White sono stati assegnati prestigiosi riconoscimenti alle più recenti inchieste sociali giornalistiche, tra questi al giornalista Daniele Bartocci per un servizio su Julio Velasco in cui racconta i primi anni italiani (Jesi) del grande allenatore della pallavolo, sfuggito agli anni del regime violento di Jorge Videla e divenuto una delle icone dello sport internazionale. Presenti alla cerimonia del Premio Adolfo Rossi , tra gli altri, il Sindaco Luigi Viaro, la vice prefetto Rosa Correale, l’Assessore alla Cultura Francesca Zeggio e altri personaggi istituzionali quali Prof. Lino Segantino e il Direttore Cittadella Cultura Nicola Gasparetto. L’elaborato esclusivo del giornalista Daniele Bartocci è dedicato al celeberrimo allenatore argentino Julio Velasco che iniziò la sua straordinaria carriera nelle Marche, all’inizio degli anni Ottanta, alla Tre Valli Volley Jesi, città natale di Bartocci, laureato Univpm e già vincitore del Premio di miglior giornalista giovane alla cerimonia intitolata a Renato Cesarini, del premio miglior blogger sportivo e del premio Overtime Festival e Myllennium Award in collaborazione col Coni condotto da Pierluigi Pardo. Un servizio giornalistico, quello del giornalista Daniele Bartocci (autore del libro Happy Hour da fuoriclasse al BarTocci), nelle quali si intrecciano aneddoti di vita privata e di agonismo sportivo relativi alla personalità da leader del tecnico argentino. Dalla sua abitazione a Pianello Vallesina al temporaneo primato nella classifica di serie A2, passando per la prima trasferta italiana a Catania e una delle sue prime vacanze italiane ad Ortisei. Un percorso jesino supportato da testimonianze e documenti esclusivi d’epoca. Una storia emozionante, a tratti commovente da raccontare. Dall’Argentina all’Italia, sfuggito al regime dittatoriale e violento di Jorge Videla. Quel primo e lungo viaggio italiano in Sicilia alla guida del suo primo club italiano (Latte Tre Valli Jesi) e la sosta-relax nei magnifici giardini di Catania nel lontano 15 ottobre 1983. Julio Velasco iniziò a muovere i suoi primi passi a La Plata, in Argentina, cominciando a giocare a pallavolo e ad allenare le selezioni giovanili durante la sua frequenza al Liceo Nacional e negli anni vissuti alla Facoltà di Filosofia. Università che fu presto costretto ad abbandonare (con 6 esami rimasti alla laurea) a causa della repressione dei militari golpisti sugli studenti antifascisti. Tra desaparecidos, violenze e libertà da conquistare, nella peggiore delle ipotesi Velasco avrebbe potuto alimentare la lunga lista degli scomparsi: i cosiddetti desaparecidos, in tempi di dittatura targata Videla (o più esattamente dal 1976 al 1983), venivano quantificati in più di 30.000 unità, con oltre 500 neonati appropriati. In data 24 marzo 1976, nella città di Buenos Aires, il governo di Isabelita Perón viene destituito da un golpe militare comandato dal violento generale Jorge Rafael Videla. Fu l’inizio della storia della dittatura civico-militare in Argentina da cui Julio Velasco riuscì a sfuggire per divenire nel corso della storia uno dei personaggi più vincenti del volley e icona autentica dello sport internazionale.