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Un Cuper meno verticale del solito

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Ci sono molti tifosi dell

Ci sono molti tifosi dell’Inter e pochi del Parma che rimpiangono Hector Cuper, l’hombre vertical che secondo loro non alzava trofei solo per colpa dei cattivi di Moggiopoli e dei suoi giocatori chiave che lo tradivano nei momenti decisivi (5 maggio 2002 su tutti, ovviamente). Ecco, forse in futuro questo numero scenderà, vista la piega che hanno preso le indagini della DDA Direzione Distrettuale Antimafia) riguardanti un clan camorrista (D’Alessandro) attivo in vari settori fra i quali il calcioscommesse.
Come per quasi tutte le indagini che trovano il marcio nel calcio, tutto è partito per caso.
Cioè da una conversazione registrata fra un uomo del clan e lo stesso Cuper, all’epoca allenatore del Racing Santander, in cui il camorrista si lamentava con l’allenatore argentino di avergli dato una dritta sbagliata su una partita. Il clan ci aveva giocato una somma enorme, tramite l’immancabile Asia, e adesso pretendeva spiegazioni. Ma c’è di più, cioè un interrogatorio della DDA a Cuper, in cui gli si chiede conto di 200mila euro consegnatigli in contanti da questi generici ‘napoletani’. Imbarazzanti le giustificazioni di Cuper, imprevedibili gli sviluppi. Che per il grande calcio, finora solo lambito da qualche schizzo di fango, potrebbero essere devastanti.
Le ‘previsioni’ di Cuper pare riguardassero solo campionati spagnoli e argentini, ma non si sa mai.
Di certo c’è che Cuper si è dimesso dal Racing Santander pochi giorni dopo l’interrogatorio, ma qui non c’è da fare troppa dietrologia: la squadra era ultima in classifica con 9 punti in 13 partite di Liga. Trovando subito un’altra panchina, sia pure in un campionato e in un club non all’altezza della sua fama: a meno che l’Orduspor (curiosità: ci gioca Wilfried Dalmat, fratello di quello Stephane che ai tempi interisti fu protagonista con Cuper di simpatici siparietti) abbia progetti in stle PSG che ci sfuggono.
Uscendo dalla singola indagine, che promette molto di più di quella di Cremona, bisogna ribadire il concetto generale:
taroccare partite di LegaPro o di serie B è magari più facile, perché per corrompere i calciatori servono meno soldi, ma è molto difficile anche ricavarci cifre importanti. Tu puoi giocare un milione su una squadra, ma occorre che ci siano un bookmaker disposto ad accettare questa scommessa e soprattutto un volume di gioco così alto da non far crollare subito la quota a 1,01. Due condizioni che molto raramente si verificano, perché anche se sono lontani non è che a Singapore o a Hong Kong siano deficienti al punto di quotare partite chiaramente finte. E’ quindi chiaro che il delitto perfetto, senza lasciare tracce, quando ci sono in ballo grosse cifre può avvenire solo in grosse realtà. La matematica e l’allibraggio spiegano più cose dei singoli episodi di disonestà, con il Doni della situazione a fare da capro espiatorio.

Twitter @StefanoOlivari

fonte: http://blog.guerinsportivo.it

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